VISITA DI DRAGHI IN FINLANDIA. L’ACQUISTO DI TITOLI DI STATO DALLA BCE PARE ALLONTANARSI.

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Il governatore della Bce Mario Draghi ha fatto visita oggi alla Finlandia e, in particolare, al suo Parlamento.

Durante il discorso davanti all’organo rappresentativo del popolo finlandese, il banchiere centrale ha ammesso che le prospettive economiche dell’area euro sono «circondate da svariati rischi di peggioramento» Draghi ha inoltre ricordato che «anche le previsioni più recenti di istituzioni pubbliche e private sono state riviste al ribasso». Comunque – ha aggiunto – «manteniamo le nostre aspettative di una moderata ripresa nei prossimi anni, di riflesso alle misure di politica monetaria, ai miglioramenti in atto delle condizioni finanziarie e ai progressi fatti sul fronte delle riforme strutturali e del consolidamento fiscale». Draghi ha peraltro evidenziato che «la ripresa sarà probabilmente frenata dall’alta disoccupazione, dalla considerevole capacità non utilizzata e dai necessari aggiustamenti di bilancio».

La Bce non può farsi carico da sola della crescita
L’occasione è stata propizia, per il primo inquilino dell’Eurotower, per ricordare che la  Bce non può farsi carico da sola della crescita. «Tutti gli attori politici – sia a livello nazionale che europeo – devono fare la loro parte» per la riduzione del debito, l’aumento della crescita potenziale e la solidità dell’euro. Nel rimarcare ciò, Draghi ha detto cose scontate e risapute, anche se è noto come la politica monetaria anche al fine di dare stimolo della ripresa economica e del Pil dell’Eurozona spetti principalmente proprio a Francoforte.

Le misure di allentamento del credito decise a giugno e settembre dalla Bce «stanno già’ dando benefici tangibili, ma serve tempo perché i loro positivi effetti si realizzino in pieno», ha detto Mario Draghi, ricordando il taglio dei tassi di riferimento, con il saggio di rifinanziamento sceso allo 0,05% e quello sui depositi a -0,20%, così come le operazioni Tltro iniziate a settembre, il programma di acquisti di Abs avviato la scorsa settimana e anche gli acquisti di covered bonds. «Queste misure rafforzeranno la trasmissione della politica monetaria, sosterranno la provvista di credito all’economia dell’area euro e di conseguenza allenteranno ancora di più la posizione monetaria», ha aggiunto Draghi, evidenziando che tali iniziative – che riporteranno il bilancio della Bce verso i livelli raggiunti nel 2012 – contribuiranno quindi in modo efficace a una graduale ripresa e al ritorno dell’inflazione a livelli prossimi al target, ovvero sotto ma vicino al 2 per cento. «Se dovesse essere necessario contro un’inflazione bassa troppo a lungo», la Bce – ha detto Draghi – è pronta a nuove misure e lo staff è al lavoro a nuove misure se necessarie.

La sortita di Mario Draghi davanti al Parlamento di Helsinki, sembra dunque gettare acqua sul fuoco delle polemiche, provenienti principalmente da Germania ed Austria, in tema di acquisti sul secondario di titoli governativi. E’ evidente che le misure ancora in essere e che andranno ribadite nel prossimo mese di dicembre – come la seconda tranche di Tltro a disposizione delle banche europee – non basteranno a riportare il tasso di inflazione al 2% o vicino al 2%. Troppo forti la crisi economico-finanziaria in atto ufficialmente da almeno quattro-cinque anni e le correlate turbolenze. Per cui forse si arriverà al quantitative easing, anche se non poche sono le resistenze all’interno del board della Bce e le perplessità in termini di fattibilità da un punto di vista giuridico, potendo interpretarsi l’acquisto di titoli di Stato, anche se non direttamente dagli emittenti sovrani, una forma di finanziamento agli Stati, vietata dallo Statuto della Bce. E non è detto comunque che questa misura, che ha funzionato negli Usa, in Inghilterra ed in parte in Giappone, possa funzionare anche da noi, per via soprattutto del fatto che la Bce non è prestatore di ultima istanza e batte ben poca moneta. Sarà dunque il caso di modificare lo Statuto della Banca Centrale Europea e rimuovere i vincoli posti alla fiscalità ed ai bilanci degli Stati membri dal Fiscal Compact.

L’Eurozona – ha infatti sottolineato il presidente della Bce – ha bisogno di “condividere ulteriormente sovranità” sulle politiche economiche nazionali, attraverso un “salto in avanti dalle regole comuni verso istituzioni comuni”.

Sull’inflazione, Draghi ha detto che «alla luce del recente brusco calo dei prezzi del petrolio e prendendo in considerazione i prezzi future prevalenti dell’energia, si prevede che l’inflazione resti agli attuali bassi livelli nei prossimi mesi, prima di aumentare gradualmente durante nel 2015 e 2016».

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