DRASTICA RIDUZIONE DEI CONSUMI DI PETROLIO IN ITALIA. SI TORNA AI LIVELLI DEGLI ANNI ’80

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Nel 2014, stima l’Unione petrolifera nel Preconsuntivo, la domanda di energia in Italia ha mostrato un ulteriore calo, pari al 5,1% rispetto al 2013, fermandosi a 157,6 milioni di tonnellate di petrolio equivalente e tornando cosi’ sui valori degli anni ’80.
La contrazione ha riguardato praticamente tutte le fonti, ad eccezione delle rinnovabili (+3,9%), il cui peso sul totale e’ salito a circa il 19%, e delle importazioni nette di energia elettrica (+2,3%). Il petrolio, in calo del 4,5%, si conferma ancora una volta la principale fonte di energia, con un peso percentuale del 35,4%, in leggera crescita rispetto allo scorso anno.
Non c’e’ stato il sorpasso da parte del gas, che con una contrazione dell’11% . Il gas ha risentito in particolare della riduzione della domanda elettrica e della forte concorrenza delle rinnovabili che hanno messo fuori mercato molti impianti di nuova generazione e ad alto rendimento, nonche’ delle temperature particolarmente miti. Per quanto riguarda invece i consumi petroliferi, il calo e’ del 4,5%, ma l’Up evidenzia “qualche timido segnale positivo sul fronte dei carburanti”.

Benzina e gasolio insieme hanno infatti registrato un incremento dello 0,5%, il primo dal 2006. Complessivamente, pero’, la flessione totale dei consumi petroliferi nel decennio 2004-2014 e’ stata pari a oltre 32 milioni di tonnellate (-36%). Per quanto riguarda invece il 2015, l’Up stima una fattura petrolifera compresa tra un minimo di 17,1 miliardi di euro e un massimo di 24,2, con un prezzo del greggio nell’intervallo 65-85 dollari al barile. La fattura energetica, nel caso di quotazione intermedia di 75 dollari, potrebbe invece attestarsi intorno ai 39 miliardi di euro, con una flessione di 6 miliardi rispetto al 2014. Il risparmio complessivo salirebbe cosi’ a 17,1 miliardi rispetto al 2013.

Intanto la forte riduzione dei prezzi del greggio sta mettendo a serio rischio diverse economia, a partire da quella del Venezuela, già interessata da tensioni, anche politiche. L’agenzia di rating Fitch ha infatti abbassato il rating da B a tripla C, che accompagna i paesi con grossi rischi di default anche in tempi brevi. Il Venezuela vive prevalentemente di petrolio, infatti, disponendo tra l’altro di poche riserve e di scarsa liquidità. D’altronde è in atto una vera e propria “guerra” tra i paesi Opec da un lato, che hanno interesse a tenere basso il prezzo del petrolio, a danno soprattutto delle produzioni americane di petrolio (shale gas). Una strategia che sta indebolendo proprio le economie dei paesi non Opec che, come il Venezuela sono fortemente dipendenti dal proprio petrolio.

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