È bastata una dichiarazione, quella del consigliere esecutivo della Bce Benoit Coeure, a riportare il Btp a 10 anni al 2% e a far annullare alle Borse europee le forti perdite accumulate (Piazza Affari era arrivata a perdere il 2%). Coeure ha detto che l’acquisto di titoli di Stato è lo «scenario di base» di un eventuale programma di “quantitative easing” targato Francoforte.
«Vedo un ampio consenso all’interno del consiglio direttivo sul fatto che dobbiamo fare altri sforzi per aumentare il tasso di inflazione e sostenere l’economia – ha detto Coeure -. Non è tanto una questione di capire se dobbiamo fare qualcosa – ha spiegato Couere – quanto di discutere del modo migliore di farlo. Se vogliamo avviare delle nuove iniziative, ovviamente dobbiamo raggiungere quei segmenti del mercato dove vi è più liquidità e il mercato dei bond governativi è l’opzione base, il che non significa che compreremo necessariamente solo bond governativi». Secondo Coeure, la Bce ha un dovere tanto «morale» quanto «legale» di rispettare il proprio mandato sull’inflazione, anche se queste misure straordinarie possono effettivamente indurre alcuni governi a non fare la loro parte e proseguire sul terreno delle riforme strutturali.
Dichiarazioni pesanti che contraddicono e neutralizzano di fatto le parole pronunciate ieri mattina dal falco, Jens Weidmann, governatore della banca centrale tedesca, che si è detto scettico sull’uso del programma Qe. ll tasso di inflazione potrebbe scendere sotto lo zero nei prossimi mesi ma anche se dovesse restare a quel livello per diversi mesi non significherebbe necessariamente essere in deflazione, ha aggiunto. Il rischio resta piccolo, secondo Weidman. Non la pensano nella stessa maniera Draghi e le altre colombe in seno al consiglio direttivo della Bce, come anche molti economisti, che ritengono che l’Europa e soprattutto alcuni paesi, come l’Italia, siano già in deflazione.