MENTRE LA BCE LASCIA INVARIATI I TASSI, DRAGHI DICHIARI CHE PER IL QUANTITATIVE EASING NON E’ RICHIESTA L’UNANIMITA’ NEL BOARD BCE.

draghi

Nel balletto del qe all’europea sì, qe all’europea no, che va di scena ormai da diversi mesi in Europa, sembra che oggi il banchiere centrale Mario Draghi abbia impresso una nuova accelerata.

Per lo storico acquisto di titoli di Stato da parte  della Banca centrale europea, Draghi ha dichiarato che non è richiesto il voto unanime da parte dei consiglieri del board.  “E’ necessaria l’unanimità o basta la maggioranza? Non credo serva l’unanimità: si tratta di un’importante misura di politica monetaria… si può architettare in modo che basti la maggioranza”. “Dobbiamo ricordare che abbiamo un mandato preciso” ha aggiunto, in riferimento al pilastro della ‘stabilità dei prezzi’, “e non tollereremo una prolungata deviazione”. Draghi si è detto inoltre convinto che l’acquisto di titoli di Stato non violi il mandato dell’Eurotower.

Intanto rimane fermo il costo del denaro ma soprattutto tutto rinviato sul fronte di eventuali nuovi provvedimenti non standard, compreso l’alleggerimento quantitativo: Francoforte ritiene più appropriato attendere. Occorre tempo, ha spiegato Mario Draghi ai giornalisti, per meglio valutare l’impatto delle misure finora adottate, tenendo conto anche che la prossima settimana è in agenda la seconda operazione ‘Tltro’ – sinora deludente – e che si ragiona su uno scenario di inflazione in progressivo deterioramento ma fluido, come dice la caduta verticale del greggio.

Riviste intanto al ribasso le stime trimestrali su crescita e prezzi. “All’inizio dell’anno prossimo il consiglio farà una nuova valutazione sui risultati della misure monetarie espansive, dell’incremento del bilancio Bce e delle prospettive sulla stabilità dei prezzi” sono le parole del presidente che gelano i mercati. Considerato che da settimane borse e obbligazionario della zona euro incorporavano già per oggi il famigerato ‘quantitative easing’ la prima reazione del mercato non si  è lasciata  attendere, con Piazza Affari che arriva a cedere oltre 2% e lo spread Btp/Bund di nuovo sopra 130 punti base.

Piazza Affari ha risposto con un netto ribasso ai segnali provenienti dalla Bce, a causa del rinvio al 2015 della valutazione sullo stimolo monetario con l’eventuale conseguente ricorso a misure non convenzionali. L’indice FTSE Mib ha  perso il 2,77%, chiudendo sui minimi e tornando sotto quota 19.500 punti per la prima volta dal 21 novembre scorso. L’AllShare ha lasciato sul terreno il 2,53% e il Mid Cap lo 0,66%.

L’effetto Draghi ha pesato soprattutto sui finanziari. Il paniere delle banche è sceso del 3,66%. Come di consueto, UNICREDIT (-4,08%) e INTESA SANPAOLO (-3,44%) hanno dettato il ritmo. Male MONTEPASCHI (-4,55%), UBI (-3,62%), BANCO POPOLARE (-3,64%), POPOLARE EMILIA ROMAGNA (-3,74%), MEDIOBANCA (-3,97%) e MEDIOLANUM (-3,04%).

Realizzi su alcuni dei titoli più brillanti recentemente: CNH INDUSTRIAL -4,98%, WORLD DUTY FREE -3,34% e MEDIASET -3,25%.

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