LIEVE INCREMENTO DELLA SPESA PER LA RICERCA, MA SIAMO APPENA ALL’1,26% DEL PIL

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Il nuovo report Istat dedicato a «Ricerca e sviluppo in Italia» attesta nel 2012 una modesta crescita della spesa per la ricerca da parte di imprese, istituzioni e università:  20,5 miliardi, l’1,9% in più in termini reali rispetto al 2011 e il 3,5% in più in termini nominali. L’incidenza rispetto al Pil è sempre bassa (1,26%) ma lievemente in aumento (+0,5%).

La fetta più importante della spesa in R&S è quella privata (finanziata da unità profit e no profit), pari a 11,7 miliardi nel 2012, in crescita del 2 per cento. Ma ad aumentare di più (+5,6%) è stata la spesa pubblica, delle istituzioni e delle università, salita a 8,8 miliardi, pari al 43,5% della spesa complessiva. Un incremento record del 14,6% ha interessato i soli enti pubblici – spiega l’Istat – dovuto a una più accurata contabilizzazione delle spese in alcuni importanti enti di ricerca e, in misura minore, all’emersione a fini statistici di nuovi soggetti pubblici che svolgono attività di R&S.

Il grosso dei finanziamenti alla ricerca continua comunque ad arrivare dal mondo delle imprese, che incidono per il 54,2% sulla spesa totale, seguiti dalle università (28%) e dalle istituzioni pubbliche (14,8%). Il settore privato – aziende, soggetti e organismi profit – ha speso in R&S 9,6 miliardi, pari al 47,1% della spesa complessiva. Ma, guardando alla composizione della spesa, si registra un calo continuo, dal 2009 in poi, del contributo delle grandi aziende, quelle con più di 500 addetti: si è passati dal 70,4% del 2009 al 65,4% del 2012.

La percentuale di Prodotto Interno Lordo investito in ricerca ed innovazione rimane comunque assai modesto, ben lontano dall’obiettivo del 3% che il Trattato di Lisbona impone di raggiungere agli Stati membri Ue entro il 2020.  Nell’UE l’Italia è al sedicesimo posto per spesa in Ricerca e Innovazione, in compagnia di Portogallo, Repubblica Ceca, Spagna, Ungheria, Grecia, Malta, Slovacchia e Polonia. Resta lontanissima la pattuglia dei “leader” Ue dell’innovazione formata da Danimarca, Germania e Finlandia, dove si è già raggiunto l’obiettivo del 3% del Pil degli investimenti in ricerca.

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