La Corte Ue ha condannato l’Italia per non essersi ancora adeguata alla direttiva rifiuti sulle discariche, infliggendo una sanzione forfettaria di 40 mln di euro e una penalità di 42,8 mln per ogni semestre di ritardo nell’attuazione delle misure necessarie di adeguamento alla sentenza del 2007.
L’Italia è accusata dalla Commissione europea di non aver eseguito la sentenza della Corte di giustizia del 2007 (causa C-135/05), con la quale i giudici avevano accertato l’inadempimento in materia di discariche. A tanti anni di distanza l’Italia è ancora inadempiente.
Di qui la nuova azione giudiziaria, con la Commissione europea che ha chiesto alla Corte di condannare lo Stato al pagamento di una penalità giornaliera pari a 256.819 euro moltiplicato per il numero di giorni d’infrazione dal momento del deposito della prima pronuncia e una somma forfettaria di 28.089 euro per i giorni d’inadempimento nell’esecuzione della sentenza.
La maximulta è il frutto di diversi anni di violazione da parte dell’Italia della normativa europea sui rifiuti, sui rifiuti pericolosi e sulle discariche. La multa di oggi è il frutto di 7 anni di richiami Ue ad applicare la prima sentenza di condanna emessa dalla Corte. Nel 2013 la Commissione ha fatto nuovamente il punto sul rispetto delle norme in questione da parte dell’Italia, e ha constatato che a quella data 218 discariche localizzate in 18 delle 20 regioni italiane non erano conformi alla direttiva rifiuti, cioé erano prive di autorizzazione. Inoltre, 16 discariche su 218 contenevano rifiuti pericolosi. Una stima più recente fatta dalla Commissione stessa indica che le discariche non a norma sono passate a 198, di cui 14 con rifiuti pericolosi.
Ai 42,8 milioni che l’Italia dovrebbe versare ogni semestre per la mancata applicazione della sentenza, si sottrarrebbero però 200mila euro per ogni discarica regolarizzata, e 400mila euro per ogni discarica con rifiuti pericolosi messa a norma, si legge in una nota della Corte Ue.
Il governo italiano, per bocca del ministro all’ambiente, Galletti, ha dichiarato che non intende pagare in alcun modo le sanzioni, sostenendo che quanto nuovamente riscontrato dalla corte del Lussemburgo appartiene al passato, cioè al 2007 e che, da quel momento, l’Italia ha regolarizzato la posizione delle proprie discariche.