È il big bang del risparmio gestito. Il progetto di quotazione dei fondi mobiliari d’investimento, una massa di oltre 655 miliardi, è la scintilla che farà deflagare il consolidato accordo di spartizione del ricco piatto delle commissioni che ruotano attorno alla loro vendita. Non meno di 7-8 miliardi di euro che oggi premiano più la struttura distributiva, a cui vanno due terzi di queste fees, rispetto alla fabbrica prodotto, alla quale resta l’altro terzo. C osì tutto il mondo che ruota attorno all’asset management è in subbuglio: che cosa accadrà fra un paio di mesi o forse prima quando sarà terminato l’iter di modifica del Regolamento della Banca d’Italia e del decreto ministeriale n. 228 del 1999? Per capirlo bisogna fare un passo indietro e vedere le diverse posizioni dei soggetti in gioco. È molto soddisfatta la Consob, che ha sempre sponsorizzato il progetto, convinta che sia un’importante spinta che favorirà il consumatore abbassando le commissioni. Anche la Banca d’Italia, alla fine, e per la stessa ragione, non ha obiezioni. È molto soddisfatta Borsa Italiana, che vede nello scambio delle quote dei fondi nella sua piattaforma nuova di zecca, già pronta per la partenza, un’occasione per ampliare il proprio giro d’affari. Una Borsa Italiana che, commenta qualche esperto, non avrebbe certo preso un’iniziativa così dirompente e gravida di conseguenze in passato, quando era ancora un’istituzione italiana. Ma ora è sotto il controllo del London Stock Exchange, controllato da un gruppo di investitori istituzionali che guarda più al business che non ai delicati equilibri della finanza italiana.
Approfondiamo l’argomento della prossima quotazione in borsa dei fondi comuni di investimento su LaRepubblca.it http://www.repubblica.it/economia/affari-e finanza/2014/10/27/news/rivoluzione_nel_risparmio_i_fondi_vanno_in_borsa_tremano_promotori_e_banche-99097475/