ILLEGALE L’ACQUISTO DI TITOLI DI STATO DALLA BCE. LO SOSTENGONO GERMANIA ED AUSTRIA.

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Da ormai diverso tempo ed a più riprese il governatore della Banca Centrale Europea, l’italiano Mario Draghi, annuncia la possibilità di ricorrere ad una nuova ed ancora non sperimentata misura non convenzionale di sostegno all’economia europea: stiamo parlando dell’acquisto sul mercato secondario, quindi prevalentemente da banche ed altre istituzioni finanziarie, di titoli governativi, emessi da uno o più Paesi membri dell’Eurozona.

Sino ad ora questa evenienza non si era mai realizzata, vuoi per la non ancora conclamata  veemenza della crisi europea (ma solo a parole in quanto i principali parametri di allerta per deflazione e recessione sono presenti ormai da più di qualche anno), vuoi perché in passato l’acquisto diretto in alleggerimento (quantitative easing, appunto) di titoli di Stato da parte della Bce era subordinata alla formale richiesta dello Stato interessato ed all’approvazione di un piano di risanamento dell’economia e dei conti del paese richiedente. Condizioni ritenute pesanti, tanto che l’acquisto non si è mai verificato.

Oggi invece le cose sono diverse, la crisi impazza, la bassa inflazione – che in alcuni paesi si è già trasformata in deflazione – terrorizza governanti ed economisti e dunque Mario Draghi ritorna ancora più spesso sull’argomento. Probabilmente in seno al board dell’Eurotower la posizione del governatore non è proprio isolata, ai punti potrebbe dunque vincere, ma si sa che deve scontrarsi con i c.d. falchi, soprattutto tedeschi.

Ieri pomeriggio, a frenare le aspettative di nuove misure di stimolo da parte della banca centrale europea, è arrivato l’intervento del governatore della banca centrale dell’Austria, Ewald Nowotny, che ha affermato che l’acquisto di titoli di Stato non è in questo momento un tema di discussione alla BCE. Il tedesco Weidmann si  è espresso dicendo che la Banca centrale europea potrebbe incappare in “vincoli legali” se dovesse mettere in atto ulteriori misure per contrastare il livello troppo basso di inflazione. Il presidente della Bundesbank, che è anche consigliere Bce, ha invitato per contro a concentrare gli sforzi sulla crescita piuttosto che sul programma di acquisto di titoli di Stato.”Ci sono certamente altre misure più difficili – ha detto il banchiere tedesco – perché mai state sperimentate, perché meno chiare… e perché senza dubbio toccano i limiti legali. Questa è la ragione per cui il dibattito è così intenso”, ha aggiunto.

C’è dunque un po’ di timore a voler lasciare che l’aspettativa di quantitative easing maturi con tranquillita’,forse per non creare da qui al 4 dicembre una bolla a rialzo. Va da sé che appaiono piuttosto fondati i dubbi sulla compatibilità della misura prospettata con lo Statuto della Bce che, come noto, impedisce a Francoforte di essere finanziatore diretto degli Stati. In effetti, l’acquisto di titoli del debito pubblico è una forma di finanziamento, che infatti dispone che “conformemente all’articolo 101 del trattato (dell’Unione Europea), è vietata la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia da parte della BCE o da parte delle banche centrali nazionali, a istituzioni o agli organi della Comunità, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di settore pubblico o ad imprese pubbliche degli Stati membri, così come l’acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della BCE o delle banche centrali nazionali“.  Va anche aggiunto che l’acquisto sul secondario non sembrerebbe confliggere con il disposto dell’art. 21, che si limita a vietare l’acquisto diretto di T-bond. I detrattori della misura evidentemente puntano su di una interpretazione estesa della norma, quella che vieta la concessione di facilitazioni creditizie.

Alla fine la querelle sarà risolta più che dalle interpretazioni giuridiche, dallo scontro delle forze “politiche” in campo.

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