E fu così che, quasi inaspettatamente, giunse sulla scrivania di Ad e Presidente della Banca Monte dei Paschi di Siena un’offerta da ben 10 miliardi di euro per la definitiva sistemazione delle carenze patrimoniali di Rocca Salimbeni e per l’acquisizione della quota di maggioranza della banca. Questo due giorni prima del consiglio d’amministrazione senese – fissato per domani, 5 novembre – dove verranno snocciolati i dettagli dell’annunciato aumento di capitale, reso necessario – come noto – dalla riscontrata carenza di 2,1 miliardi di capitale dopo gli stress test.
L’offerta che sulle prime potrebbe apparire irrinunciabile, proviene da Nit Holding Limited, una società di investimenti con sede nel protettorato cinese di Hong Kong. L’offerta indirizzata al consiglio di amministrazione della Monte dei Paschi dal managing director di Nit Holding Limited, Perry N. Hammer, tramite lo studio legale Capecchi, sarebbe stata contemporaneamente notificata anche alla Bce e alla Banca d’Italia.
Il nome di Nit, così come quello del suo avvocato, non è però nuovo sulla scena italiana. Tanto meno lo è per il Monte dei Paschi. Capecchi, il 16 giugno scorso, ha interrotto l’assemblea della Banca Popolare di Spoleto – nella quale Bmps detiene circa il 25% del capitale azionario – commissariata dal 2013 e in procinto di varare una ricapitalizzazione da 139 milioni di euro a carico del Banco Desio e della Brianza, poi realizzata, per confermare la proposta della Nit Holdings Limited di porre in essere una operazione più complessa ed articolata, che tenda non soltanto al salvataggio di BPS, ma anche al mantenimento ed alla valorizzazione della partecipazione della Spoleto Credito e Servizi s.c.r.l. in amministrazione straordinaria (l’azionista di maggioranza dell’istituto) nella Banca”. Lo stesso Capecchi, però, faceva sapere ai soci riuniti in assemblea che “risulta che la proposta non sia stata accettata dai Commissari, i quali hanno rilevato e comunicato una carenza di capacità patrimoniale della Società”. Fatta questa premessa, l’avvocato respingeva le accusa facendo sapere che Nit “ha risposto alla detta comunicazione per e-mail qualche ora fa, confermando la vincolatività della proposta avanzata, degli importi (superiori di quasi il doppio rispetto a quelli di Banco di Desio e di Brianza S.p.A.), e la disponibilità, ove la legge lo imponga, all’O.P.A. totalitaria”. Ma, come detto, i commissari straordinari della Banca declinarono l’offerta della società di Hong Kong, informando anche la Procura della Repubblica, in quanto ravvisarono non pochi elementi di dubbia trasparenza nella compagine societaria come soprattutto nella concreta sostenibilità finanziaria della proposta.
Sarà forse anche per queste ragioni che, dopo l’iniziale “non ci risulta”, da Rocca Salimbeni abbiano preferito non commentare la proposta proveniente dalla holding di Hong Kong, che ha partecipazioni in società di vario tipo, in trust e svolge attività di consulenza soprattutto in materia di investimenti. Qualcosa di simile dunque a quei fondi speculativi americani già presenti nell’attuale assetto azionaria del Monte dei Paschi di Siena, come ad esempio BlackRock. Va aggiunto, inoltre, che le autorità di vigilanza, in specie quelle nazionali (soprattutto Bankitalia), non vedono con favore che una banca del Belpaese possa essere acquistata o controllata da soggetti non propriamente bancari.
La seduta di Borsa di oggi, che pure ha portato l’indice Mibtel a -2%, sulla scorta delle previsioni negative sull’andamento dell’economia italiana diffuse prima dall’Istat e poi oggi dalla Commissione Ue, ha visto un nuovo rimbalzo del titolo della banca senese, cresciuto del 5% rispetto a ieri; e ciò certamente grazie alla decisione di ricorrere ad un nuovo aumento di capitale, sia grazie all’interessamento di Nit Holding Limited. Vediamo cosa esce dal board di domani a Siena.