Stress Test e capitale di vigilanza delle banche

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Gli stress test sulle banche italiane non hanno prodotto risultati così negativi, a parte la sonora bocciatura di Carige e Banca Monte dei Paschi di Siena, per le quali  sarà ora necessario trovare complessivamente 2,9 miliardi di euro, forse con altrettanti aumenti di capitale. A tale riguardo, prima e dopo la pubblicazione, domenica 26, degli esiti dei test, su queste banche in particolare si è scatenato il gioco degli speculatori, ora al ribasso ora al rialzo (prendiamo per esempio il rimbalzo registrato nella odierna seduta di Borsa).

Eppure negli ultimi due anni le banche italiane hanno accumulato un “tesoretto” pari a quasi 23 miliardi di euro. E’ l’ammontare del plusvalore di capitale che le banche italiane hanno rispetto alle richieste di rafforzamento patrimoniale avanzate dalla Bce, anche al netto delle carenze di Mps e Carige. Un buffer di capitale enorme che mette in sicurezza il sistema bancario italiano anche qualora, come ipotizzato dagli stress test Bce, nei prossimi tre anni il Pil italiano subisca un crollo del 6,1%. Tale tesoretto è stato determinato in buona misura dagli aumenti di capitale che si sono avuti tra gennaio e settembre 2014, che hanno consentito di immettere nel sistema circa 11 miliardi di nuovi mezzi. Così come è oggi il nostro sistema è già nelle condizioni di rispettare i requisiti di adeguatezza patrimoniale imposta dall’Eurotower, ovvero l’8% di Cet 1 Ratio.

I test sullo stato di salute delle banche europee hanno dimostrato che le regole di Basilea III vengono implementate a diverse velocità da Paesi e istituti di credito e che, se le nuove regole fossero già in vigore, 36 istituti avrebbero fallito l’esame. Dunque se la bocciatura ha riguardato nel complesso nove banche italiane, ciò è dovuto alle modalità di conduzione del comprehensive assesment, rapportato alle condizioni patrimoniali delle nostre banche a dicembre 2013, dunque prima degli aumenti di capitale, che sono stati considerati solo in un secondo momento. Sono state applicate anche con una certa severità le regole di Basilea III – che entreranno definitivamente in vigore nel 2019 – e quelle relative alla previsione del peggiore scenario possibile.

L’eurozona sta rimanendo indietro rispetto ai Paesi fuori dall’area nell’attuazione delle regole di Basilea III che entreranno pienamente in vigore nel 2019, aggiungendo un’altra sfida per la Banca centrale europea quando prenderà in carico anche la supervisione delle banche il mese prossimo.

Con le regole attuali, molte banche hanno superato gli stress test con margini molto ridotti o potrebbero avere difficoltà a mantenere i requisiti, così ci si aspetta che facciano di più. Venticinque banche hanno fallito lo stress test e se ne sarebbero aggiunte altre 11 se fossero stati in vigore i parametri di Basilea III, secondo quanto ha comunicato l’Eba domenica. Questo potrebbe spingere altre banche ad aumentare quantità e qualità del proprio capitale, cosa che potrebbe limitarne gli utili, i piani di crescita e la politica dei dividendi.

Hanno fallito gli istituti con un Cet pari o inferiore al 5,5% in uno scenario recessivo tra il 2014 e il 2016. Gli stress test sono stati effettuati con regole transitorie sul capitale applicate a diverse velocità dai vari paesi. Ma per la prima volta, i criteri integrali di Basilea III sono stati provati sulle prime 130 banche europee in modo che analisti e investitori potessero comparare la diversa forza di ciascuna. Secondo  Reuters, il Cet – rapporto tra patrimonio di qualità e attività ponderate per il rischio – è di circa 100 punti base inferiore ai criteri che sarebbero imposti con Basilea III.

Le differenze sono sostanziali tra i Paesi. I capital ratio per le banche greche sono in media di 7,8 punti percentuali più bassi di quelli di Basilea III, la differenza per le banche irlandesi è di 7 punti mentre i criteri previsti per le banche portoghesi sono inferiori di 220 punti base e in Spagna di 100. In Svezia, Danimarca, Norvegia, Gran Bretagna, Polonia e Ungheria non ci sarebbero invece state quasi divergenze poiché in questi Paesi le autorità hanno praticamente portato già a regime Basilea III. C’è una sorta di doppia velocità nell’entrata a regime delle regole di Basilea III. E queste differenze non verranno meno per lungo tempo.

La messa a punto delle regole di Basilea è un lavoro complesso perché riguarda il modo in cui le banche gestiscono la tassazione differita e gli asset intangibili nel calcolo del capitale. Gli analisti hanno fatto anche notare che per alcune banche l’applicazione dei criteri di Basilea III è eccessivamente falsata: per le banche greche non include gli aumenti di capitale fatti nel 2014; Bank of Ireland è colpita a causa delle azioni privilegiate governative; altre per la tassazione differita.

 

 

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