Tanto tuonò che piovve! Renzi ha fino all’ultimo negato che sarebbe stata necessaria una “manovra d’inverno” per risistemare i conti della “grande malata” della Ue. Alla fine però il buon Padoan ha annunciato la necessità di una legge di stabilità da 23-24 miliardi di euro. Dal Ministero dell’Economia assicurano che non ci saranno nuove tasse a carico dei cittadini. Ci saranno in particolare, 8 miliardi di risparmi di spesa ritenuti realistici ed altri 11 che dovrebbero venire dall’allentamento dell’attuale rapporto deficit/pil, che l’Italia intende portare sino alle soglie del massimo consentito, il 3%.
Per completare il quadro mancherebbero dunque all’appello circa 4 miliardi di euro, che non si sa ancora bene da dove verranno presi, anche in attesa delle deliberazioni della Commissione Ue. Ad ogni buon conto, Padoan conta di ottenere consistenti risparmi da tagli alla spesa di tutti i ministeri, seppur in misura diversa l’uno dall’altro. Si tratta di tagli sul deficit per 3 miliardi che, calcolati come ”saldo netto da finanziare” diventano in Legge di Stabilità “coperture” per circa 6 miliardi. Un obiettivo “minimo”, rispetto alla proposta del piano Cottarelli da almeno 20 miliardi.
Il risparmio maggiore arriva dai ministeri del Lavoro (600 mln di deficit, 2,2 mld per il saldo netto) e dell’Istruzione (840 mln di deficit, 1.170 per il saldo netto). Alquanto significativo in termini negativi il fatto che i maggiori sacrifici vengano richiesti a dicasteri fondamentali per la vita del Paese, e per altro in stridente contraddizione con gli annunci del governo sulla valorizzazione della scuola e degli insegnanti, tanto che sono state annunciate anche assunzioni per 150 mila persone. Previsti, tra gli altri, tagli mirati a sgravi contributivi per i contratti aziendali, Caf, scatti di anzianità degli insegnanti, canone Rai. Cose non da poco, insomma. Significativo inoltre che il dicastero della difesa, per esempio, rinunci ad alcune caserme e proceda a consistenti tagli del personale, ma non rinuncerà, almeno per il momento, a nuovi armamenti (vedi i cacciabombardieri F-35).
Altri danari arriveranno da tagli alle Regioni – si parla di 3 miliardi di cui almeno la metà dalla sanità – ed ai comuni per 1,5 miliardi, che in compenso beneficeranno di un allentamento del patto di stabilità interno. Nonostante si tratti formalmente di tagli al deficit, nella sostanza sono vere e proprio riduzioni di trasferimenti locali. Situazione dunque ancora più pesante per i cittadini-utenti, se solo si pensa che ulteriori tagli di fondi al servizio sanitario comporterà nuove compressioni ai diritti del malato: in molte regioni sono in corso di esecuzione piani di riordino sanguinosi, con la chiusura di reparti e nosocomi, soppressioni di posti letto e l’introduzione o l’aumento dei ticket sanitari.
A proposito di sanità, il governo ha nuovamente annunciato una rivisitazione dei criteri per le detrazioni fiscali di prestazioni sanitarie, farmaci ecc. Come noto, oggi le detrazioni avvengono per tutti, indipendentemente dai redditi. L’esecutivo annuncia novità che dovrebbero favorire i ceti medio-bassi, a discapito di quelli medio-alti, che potrebbero subire una riduzione delle detrazioni se non addirittura la totale esclusione. Qualcosa di sinistra? Chi vivrà vedrà …