Scatta oggi l’obbligo del Pos per esercenti, commercianti, professionisti e aziende. Quindi anche autotrasportatori, imprese di costruzioni, idraulici, falegnami, elettricisti, antennisti, manutentori di caldaie. Tali operatori dovranno avere la “macchinetta” che consente ai clienti di pagare con il bancomat o con carta di credito oltre la soglia dei 30 euro. Uno strumenti che nasce per assicurare la tracciabilità dei movimenti e dunque contrastare evasione fiscale e riciclaggio.
Dopo tanti rinvii, l’ultimo di tre mesi, il legislatore ha previsto l’obbligo di dotazione del pos per i fornitori di beni e servizi a vario titolo (quelle variegate categorie cui abbiamo fatto riferimento prima), o per meglio dire – questo prevede la legge – che allorquando il consumatore chieda di pagare con moneta elettronica oltre i 30 euro, il prestatore non possa rifiutare il pagamento a mezzo Pos. Peccato che a fronte di tale obbligo non sia previsto alcun tipo di sanzione in caso di inadempienza. E’ principio elementare di diritto – e non solo – che una norma può ritenersi tale se la sua violazione preveda delle sanzioni. Diversamente saremmo in presenza non di una norma giuridica, bensì di una norma morale o sociale, la cui unica sanzione in realtà è puramente morale (disapprovazione sociale). E’ anche per questo che sono molti i soggetti interessati che non si sono ancora dotati del Pos. Non è forse un caso se il legislatore ha previsto un obbligo senza sanzione. Tra i motivi della scelta legislativa e di quella di molti dei soggetti “obbligati” vi sono costi a volte elevati di installazione e gestione e la scarsa attitudine all’uso delle tecnologie. Inoltre, diverse professioni, tra cui architetti, avvocati, chimici e consulenti del lavoro hanno protestato più volte, sottolineando una serie di criticità come, ad esempio, l’aver esteso l’obbligo a tutti senza fare adeguate distizioni, non aver mantenuto l’entrata a regime graduale inizialmente prevista dal legislatore e “saltata” a causa delle proroghe, aver stabilito un tetto troppo basso (la richiesta era di alzarlo almeno a 50 euro).
Con l’avvicinarsi della scadenza diversi ordini professionali hanno preso le distanze dall’obbligatorietà, in forza del fatto che non è espressamente prevista dalla norma (Dl 179/2012, articolo 10, comma 4) una sanzione in caso di violazione. Posizione che di recente è stata avallata dal ministero dell’Economia con la risposta (prot. n. D/825 del 10 giugno 2014) data all’interrogazione parlamentare n. 5-02936; il Mef sostiene che i professionisti dovrebbero strutturarsi con il Pos, ma non essendo previste sanzioni la norma introduce non «un obbligo» ma «un onere». Tesi, peraltro, contenuta nella circolare che il Consiglio nazionale forense ha pubblicato il 20 maggio e richiamata dallo stesso ministero.
Non c’è una sanzione, dunque, ma alla fine potrebbe essere il mercato stesso a “punire” negozianti, artigiani e professionisti che non rispetteranno l’obbligo di dotarsi del Pos per i pagamenti elettronici. Questo almeno quanto emerge dalle associazioni dei consumatori, che sottolineano come il consumatore che entri in un negozio dove non sia data la possibilità di pagare con carta o bancomat, potrebbero preferire il concorrente dotato di Pos. Diverso è il discorso per gli studi professionali, dove non è possibile lasciare la merce sulla cassa e uscire a mani vuote nel caso in cui non venga accettato il pagamento tramite Pos. In questo caso il cliente dovrà pagare in contanti (ma fino a 999,99 euro poi è obbligato all’emissione di assegno o a bonifico bancario) , ma non è detto che li abbia in tasca in quel momento.
Secondo Federconsumatori l’obbligo di accettare pagamenti con moneta elettronica (sopra i 30 euro) è «un grande passo avanti in termini di tracciabilità dei pagamenti e lotta all’evasione, nonché un ampliamento e un’agevolazione a favore del cittadino, che disporrà di un ulteriore metodo di pagamento». Allo stesso tempo, però, l’associazione denuncia il rischio che i «costi ancora eccessivamente onerosi per dotarsi degli strumenti vengano scaricati sui prezzi».
Per la Cgia di Mestre un’azienda con 100mila euro di ricavo annuo, con il Pos, tra canone mensile, canone annuale e la percentuale di commissione sull’incasso, dovrà sostenere una spesa media annua di 1.200 euro.
E’ probabile che in corso d’opera, in considerazione della sempre più capillare diffusione degli strumenti di moneta elettronica, si arriverà ad accordi tra banche ed associazioni di categoria per ridimensionare i costi Pos. E allora sì che anche in Italia si potrà pagare il pane con il bancomat come in Francia si pagano le baguettes.
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