Il Governo Renzi si presenta agli italiani con tante proposte. Quella sicuramente più significativa, che parla direttamente alla pancia del popolo, soprattutto alla pancia di milioni di lavoratori dipendenti, è quella che offre un taglio al cuneo fiscale per 10 miliardi di euro, con l’intenzione di ridare fiato agli asfittici salari dei lavoratori.
Da dove prenderà il sindaco d’Italia questo denaro e in che termini si esprimerà il promesso aumento salariale? Matteo Renzi dice che il grosso si esprimerà in termini di un taglio sino al 30% dell’Irap, che darà respiro alle aziende ma anche ai lavoratori. I soldi li metterà a disposizione anche Cassa Depositi e Prestiti, dice Renzi. Una forzatura improponibile rispetto ai compiti statutari dell’ente che, per altro, si vedrebbe a breve privato del 40% di Poste Italiane Spa (che si intende privatizzare), una delle poche aziende in mano pubblica a produrre utili e che finanzia, con i depositi postali degli italiani, le attività della Cassa ed i finanziamenti ad enti pubblici ed imprese, grazie anche alla collaborazione con il sistema bancario. Ma a Cassa Depositi e Prestiti non si può lasciar fare tutto, dal rilevare debiti pubblici, ai finanziamenti, all’acquisto, tramite il Fondo Strategico Italiano (Fsi), di partecipazioni in enti privati centrali per lo sviluppo dell’economia italiana.
Il governo Renzi deve fare invece, oltre al taglio del cuneo fiscale, una patrimoniale consistente in una più intensa tassazione delle rendite finanziarie, in ragione della consistenza dei depositi, confermando invece l’attuale aliquota per il piccolo risparmio (20% su Azioni, Obbligazioni, Fondi comuni d’investimento, Sicav, Etf, Etc, Covered warrant, Derivati, Pronti contro termine, Prestito Titoli, 12,50% per gli investimenti in Titoli di Stato) , per non addirittura ridurla al 12,50% per ogni tipo di investimento in strumenti finanziari.
Secondo alcune proiezioni, provenienti dal campo dell’attuale maggioranza di governo, il beneficio derivante per un reddito medio mensile di 1.600,00 euro si attesterebbe intorno ai 50 euro. Per ottenere benefici più rilevanti, bisognerebbe procedere, oltre al taglio del cuneo fiscale, alla patrimoniale sulle rendite finanziarie ed al ripristino dell’indennità di contingenza (c.d. scala mobile), per consentire l’adeguamento automatico del salario all’aumento del costo della vita. Non osterebbe a tale soluzione l’attuale bassa aliquota di inflazione (0,70% ), inferiore alla media Ue, pari nel 2013 all’1%. Un ricorso metodico e controllato all’indennità di contingenza consentirebbe, inoltre, di aumentare di quel che basta il saggio di inflazione, per far crescere consumi e produzione, con beneficio anche per industria e commercio (“inflazione strisciante”).
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